Ovviamente non opero sugli oggetti in garanzia ma gli interventi di assistenza e di riparazione che offro valgono per tutte le marche di amplificatori per chitarra e basso, a valvole o a transistor, moderni o vintage.
Le operazioni che capita di compiere più abitualmente, soprattutto sugli amplificatori valvolari vintage sono le seguenti
I condensatori elettrolitici invecchiano anche stando fermi, anzi invecchiano anche di più se l’amplificatore è rimasto inutilizzato perché l’elettrolita si secca e non svolge più il suo lavoro. Se va in cortocircuito, esplode ( non è un modo di dire: fa un botto che potreste ricordarvi per sempre).
A questo proposito tra le cose da non fare: non collegare alla rete elettrica e accendere un vecchio amplificatore inutilizzato da molto tempo. L’esplosione dei condensatori è altamente probabile ed è micidiale.
Per questo se l’amplificatore è per esempio vecchio ed è stato acquistato da qualcuno che lo ha tenuto fermo a lungo molto meglio portarlo da un tecnico in grado di valutare lo stato dei condensatori prima ancora di accendere l’apparecchio. Ne va davvero della vostra salute.
Ogni quanto vanno sostituti i condensatori elettrolitici di un amplificatore? Diciamo che una decina di anni è il limite di tempo prima di un intervento. Naturalmente non è detto che che debbano per forza essere cambiati, ma un controllo è quanto meno necessario.
Anche qui una delle prima cose da considerare su amplificatori a valvole vintage. Io per esempio non mi sogno nemmeno di accendere un amplificatore se non c’è la messa a terra (il terzo polo centrale della spina elettrica). È davvero escluso: si rischia la vita. Se c’è una dispersione e un condensatore scarica corrente sull’armatura, il sistema chitarra-cavo-amplificatore può trasformarsi in una sedia elettrica.
Bisogna verificare se le resistenze sono fuori tolleranza. Nelle resistenze, soprattutto in quelle a impasto di carbonio che si usavano una volta, negli anni – soprattutto a causa dell’umidità – può capitare frequentemente che si modifichi il valore originario. Ho incontrato resistenze da 100k che erano diventate da 1.5 mega: un valore che si è quindi alterato di più di 10 volte.
Anche i condensatori d’accoppiamento tra i vari stadi vanno verificati: sono componenti degli amplificatori per chitarra che facilmente funzionano ancora dopo tanti anni, ma che alle volte invece non vanno più. Ho fatto arrivare dagli USA – e credo di averlo solo io! – un vecchio apparecchio prodotto dalla SPRAG (una nota fabbrica di condensatori elettrolitici) che mi permette di capire in situazione reali (quindi con alti carichi: è in grado di erogare sino a 600 volt durante i test) quanta corrente disperda il singolo condensatore. Allo stesso modo posso capire se un condensatore di accoppiamento dielettrico ha ancora la sua resistenza di isolamento.
Ovviamente poi negli amplificatori a valvole per chitarra e per basso (anche se questi sono più rari) ci sono… le valvole. Ho un bellissimo apparecchio d’epoca, che mi sono riparato da me (non c’è niente di più preciso e affidabile dei vecchi strumenti di laboratorio d’epoca), che è in grado di testare accuratamente le valvole per verificarne l’efficienza.
Un’altra categoria di intervento è quella della customizzazione – o trasformazione – dei amplificatori a valvole: un territorio di sperimentazione che rende possibile molte “meraviglie” volte a ottimizzare o anche ad alterare radicalmente il suono e le prestazioni di un amplificatore a valvole.
Questi in genere gli interventi più tipici.
La conversione point to point di un amplificatore valvolare è un altro di quegli interventi molto validi e interessanti che si possono realizzare su un amplificatore a valvole. Si tratta di rifare interamente il circuito stampato su scheda presente sugli amplificatori moderni, sostituendolo con un circuito con saldature fatte una a una, a mano. Naturalmente è possibile sia rispettare lo schema costruttivo originale, sia introdurre modifiche ragionate ad hoc. Un Fender Pro Junior può diventare un Marshall 18 W (non invento a caso: è una modifica che ho realizzato davvero). In alcuni casi resta solo lo chassis, in altri casi i trasformatori. I risultati sonori che si possono ottenere sono spesso stupefacenti: oltre a modificare i difetti progettuali presenti spesso e volentieri in amplificatori industriali (anche marche blasonate come Fender, Mesa Boogie o Marshall non ne sono esenti, purtroppo), c’è quindi la possibilità di migliorare radicalmente o rivoluzionare le prestazioni di un amplificatore. Naturalmente si tratta di un intervento radicale che necessita di un certo tempo e che ha costi da valutare.
I componenti che concorrono a creare il suono di un amplificatore sono moltissimi: dal trasformatore d’uscita ai condensatori elettrolitici (non a caso io uso sempre dei condensatori tedeschi Fisher & Tausche che hanno prestazioni ottime), al circuito.
I trasformatori ovviamente hanno un ruolo molto importante. Anche per questo mi servo – previa consultazione con il cliente – di un artigiano che costruisce o ricostruisce trasformatori, anche perché i ricambi originali odierni – spesso fatti in Cina – non sono mai esattamente il meglio.