Chi sono - Steve Tube Lab
33
page-template-default,page,page-id-33,bridge-core-2.5,ajax_updown,page_not_loaded,,transparent_content,qode-theme-ver-23.5,qode-theme-bridge,disabled_footer_bottom,qode_header_in_grid,wpb-js-composer js-comp-ver-6.4.1,vc_responsive,elementor-default,elementor-kit-75
 

All’inizio fu la cantina: non solo quella dove, quindicenne, cominciavo a suonare. Anche quella, ideale, in cui trovare tesori nascosti, oggetti dimenticati, polverosi e rigorosamente non funzionanti.

Da più di vent’anni suono in una band di musica 60’s garage, con una devozione quasi maniacale per i suoni ruvidi, distorti a volte grezzi, ma sempre vivi, veri e che puntano direttamente al cuore.

L’urgenza di padroneggiare e riproporre le sonorità ascoltate sui un dischi del passato mi ha spinto, sin da ragazzo, a spendere interi weekend a caccia di amplificatori valvolari, vecchi organi elettronici, fuzz box, echo a nastro nei vecchi negozi di strumenti musicali, sulle bancarelle dei mercatini delle pulci o sulle inserzioni, all’epoca solo cartacee, di “Secondamano”.

Ogni ritrovamento è sempre stato eccitante: non ho mai smesso di provare quel brivido.

Un organo Vox Continental come quello dei Doors scovato nella cantina di un amico, il Farfisa Compact Duo, identico a quello  suonato da Richard Wright in The Piper at the Gates of Dawn, trovato fortuitamente in un vecchio negozio di dischi e persino un amplificatore Fender Princeton Reverb del 1965, troneggiante su un cumulo di rifiuti di una discarica abusiva (non è invenzione narrativa, è successo davvero): ogni volta era la scoperta del Santo Graal.

Purtroppo però gli strumenti musicali elettronici, sepolti in umide cantine o dimenticati per decenni in un polveroso sottoscala, non erano quasi mai funzionanti e comunque mai al loro meglio.

Mano a mano che la mia sgangherata collezione cresceva, una domanda – anzi più domande – si facevano sempre più pressanti:

DOVE PORTARE A RIPARARE UN ORGANO ELETTRICO A MILANO? DOVE RIPARARE UN AMPLIFICATORE VINTAGE A VALVOLE?

Quale occasione migliore se non questo sito per mettere orgogliosamente una mio foto in azione con la mia band garage-punk Pretty Face?

Le risposte però erano sempre complicate, costose, confuse.

A metà degli anni ’90 internet, con la sua miniera d’ informazioni, non era ancora alla portata di tutti e ci si affidava molto al “sentito dire” per districarsi in una giungla fatta di anziani riparatori radio-tV in pensione, che si improvvisavano guru dell’amplificazione valvolare o della sintesi sonora.

Se le riparazioni (di restauri completi non si parlava neanche) non erano mai all’altezza della situazione e soprattutto mai definitive, le cifre per le stesse, in compenso, erano sempre esorbitanti.

Dopo la terza volta che mi capitò di spendere uno sproposito per far riparare il mio Farfisa Mini Compact e vedere che il problema si ripresentava immutato, decisi di tirarmi su le maniche. Lo aprii, cominciai a guardarlo, a documentarmi sul suo funzionamento e, con grande sorpresa di tutti, lo riparai, da solo. Non avevo una preparazione specifica – ai tempi stavo studiando all’Università e pensavo che sarei diventato un odontoiatra – ma attraverso febbrili letture (i volumi del corso della “Scuola Radio Elettra” in primis), per qualche motivo ancora oggi incomprensibile ai più e a me stesso, le descrizioni dei circuiti elettronici, le basi della tecnologia valvolare e le prime nozioni di elettrotecnica mi entravano in testa con una facilità enorme.

covpertina del volume riparazione strumenti musicali elettronici

Questo oscuro libercolo, edito nel 1977, è stata la mia prima lettura in tema di sintetizzatori, nel lontano 1992.

Iniziai a studiare e sperimentare con la frenesia e l’entusiasmo del neofita.

Questo inizio da completo autodidatta si è alimentato di una passione mai sopita.

Man mano che sempre più amici musicisti di Milano si affidavano a me per riparare i loro strumenti musicali – organi appunto, ma anche sintetizzatori, e amplificatori a valvole o a transistor – capii che quello strano percorso stava diventando la mia strada; quando ho cominciato a costruire amplificatori valvolari in completa autonomia non sono più davvero riuscito a fermarmi.

Ed è così che, dopo aver lasciato gli studi e dopo una vera e durissima gavetta fatta di decine e decine di amplificatori e organi riparati en amitié, iniziai la mia insolita ma gratificante professione: nasceva così SteveTube Lab, laboratorio di riparazioni di strumenti musicali elettrici ed elettronici a Milano.

La passione non mi ha più abbandonato. Alzarmi la mattina per recarmi nel mio piccolo laboratorio in viale Isonzo 60 e iniziare a riparare un vecchio sintetizzatore o finire di progettare il mio prossimo amplificatore mi rende felice. E va proprio bene così.